La regista e scrittrice Sooni Taraporevala ha preso il suo omonimo documentario e lo ha trasformato in un lungometraggio. Yeh Ballet, trasmesso in streaming su Netflix, è un film di danza basato sulla storia vera di Amiruddin Shah e Manish Chauhan, due ragazzi di Mumbai, e del loro mentore Yehuda Maor.
TRAMA (no spoiler)
Yeh Ballet, film del 2020, narra la storia (vera) di due ragazzi originari di Mumbai che si appassionano al mondo della danza, in particolar modo quello del balletto. Provenienti da famiglie problematiche e cresciuti nei bassifondi della classe medio-bassa, lotteranno per inseguire i loro sogni. Grazie al sostegno di un eccentrico Maestro di danza americano (di origine israeliana) intraprenderanno un percorso che cambierà per sempre le loro vite. Nonostante la forte opposizione delle famiglie e le difficoltà finanziarie i due riusciranno ad affrancarsi dalla loro umile realtà?
Sono due storie diverse quelle raccontate in Yeh Ballet. C’è quella di Asif, interpretato da Achintya Bose, ragazzo ribelle proveniente da una famiglia musulmana e numerosa. E c’è quella di Nishu, interpretato proprio da Manish Chauhan stesso, figlio di un umile tassista, determinato e pronto a tutto pur di ballare. I loro destini si intrecceranno in una vicenda che li vedrà al principio scontrarsi a causa dei loro caratteri molto diversi ma, in seguito, l’amore per la danza li unirà.

YEH BALLET: l’India e il balletto classico
“Ballare è una passione per ricchi” crede Manish Chauhan, figlio ventunenne di un tassista nella periferia di Mumbai. Eppure, come il suo amico, il quindicenne Amiruddin Shah, sogna ad occhi aperti di diventare ballerino di danza classica nelle grandi compagnie americane. Il balletto è arrivato nella loro vita inaspettatamente solo pochi anni prima, quando Yehuda Maor scoprì il loro talento.
Yeh Ballet non perde l’occasione per ricordare allo spettatore le disparità sociali che caratterizzano l’India. Forse, è proprio questa la questione centrale da cui prende spunto la regista per girare l’intera pellicola. I due giovani protagonisti vivono nei bassifondi e non possono mai sfuggire all’ombra del nascente e avveniristico skyline di Mumbai. Lo percepiscono come un costante promemoria della loro condizione sociale. Inoltre, la danza classica, in India, sembra essere associata all’idea di ingiustizia sociale. Il balletto è una disciplina riservata ai privilegiati.
Un crocevia di culture e classi sociali
Tuttavia, le sequenze del film, in cui la ricca compagna di Nishu (Neena) gli sta insegnando i passi base del balletto, ci suggeriscono che solo l’arte può colmare il divario di classe e, soprattutto, quanto sia difficile tale ricerca. Ma Asif e Nishu, sotto la tutela di un insegnante dal forte temperamento, riusciranno lo stesso a praticarla. Interpretato da Julian Sands, Saul Aaron, il loro mentore, non è ripugnante come il personaggio di Vincent Cassel in Black Swan, ma non è neppure un tipo affabile. È un uomo che è stato respinto sia dal Paese in cui è nato, Israele, sia da quello che ha scelto come casa, gli Stati Uniti.
Con una punta di amarezza devo riconoscere, ahimè, che Yeh Ballett è l’ennesimo film presentato a un pubblico internazionale, nel quale si mostra l’India come una terra piena di immondizia e di idioti. Escludendo una manciata di personaggi di buon cuore, quasi tutti, nel film, sembrano avere cattive intenzioni. Personalmente credo che questa sia una visione un pò troppo stereotipata di quella realtà.

YEH BALLET: l’unica via di fuga è la danza
“L’unica via di fuga è la danza” dice Saul ai due allievi in un’emozionante scena di Yeh Ballet, quando le sfide che i ragazzi affrontano quotidianamente iniziano a farsi sempre più dure. “Se tutti ballassero, il mondo non sarebbe così pazzo” aggiunge. Purtroppo, non tutti ballano e il mondo è pazzo, il che rende il compito di Nishu e Asif ancora più oneroso. “Nessuna forma di danza è bella come il balletto” dice Neena a Nishu, che non sa che la “t” di ballet nella pronuncia della parola è silenziosa. “È come volare come un angelo in un bel sogno” incalza, mentre mostra a Nishu un video di un’esibizione di balletto sul suo cellulare. “Chiunque ha praticato seriamente il balletto ha raggiunto la vetta del Monte Everest!” sottolinea, ancora, la ragazza.
La metafora del “volo” è parte integrante di Yeh Ballet. La ritroviamo sia nei dialoghi, sia nell’azione. Il film, infatti, si apre con una veduta aerea di Mumbai. Una telecamera scivola sul collegamento marittimo Bandra-Worli, fluttuando dolcemente sullo skyline e, infine, inquadrando la baraccopoli dei pescatori. Lì troviamo Asif e i suoi amici che ballano. E, quando Yeh Ballet terminerà, la prospettiva sarà opposta. Un aereo passeggeri decollerà nel cielo notturno e la telecamera farà capolino mentre l’aereo aumenterà di altezza, offrendo una vista delle luci luminose e scintillanti di una Mumbai che si allontana.

YEH BALLET: tra originalità e déjà-vu
Yeh Ballet è una pellicola che si snoda tra la stanca familiarità materica di film ben più di livello – come ad esempio Billy Elliott – e il tentativo di risultare comunque originale. Di conseguenza, è facile definirne “prevedibile” il tono. L’unica qualità che redime la sceneggiatura è che quest’ultima non è nient’altro che la ripetizione di una storia che infonde speranza. La questione vera è che non esiste più un modo originale di narrare una vicenda di questo tipo.
Indipendentemente dal fatto che si tratti di musica, danza o sport, il modello rimane invariato perché è quello che è. C’è, quindi, il contrasto dei protagonisti con le famiglie, c’è il conflitto di classe/casta, c’è la povertà, c’è il mentore indecente e c’è, soprattutto, il finale sorprendente. La vita è, nel bene e nel male, nient’altro che una fusione di stereotipi cinematografici. Di conseguenza, tutto ruota attorno all’arte stessa, anche se il balletto classico in India è ancora una galassia molto, molto lontana.
Punti di forza e punti deboli del film
Ci sono alcune sequenze molto belle che colpiscono lo spettatore. Quando Asif balla in fila per prendere l’acqua, ad esempio. Quando Nishu si esercita mentre si lava i vestiti. Infine, quando i due ragazzi si uniscono contro il loro insegnante. Tuttavia, questi momenti sono rari nel film e, forse, avremmo desiderato vederne di più. Non si può negare, altresì, che entrambi gli attori principali siano ballerini di grande talento, in particolare Manish che è un danzatore classico. La sua compostezza e grazia sono encomiabili. Achintya, molto più forte in altri stili di danza, ha approfondito la tecnica del balletto proprio per girare il film.
I veri punti deboli della pellicola, a mio avviso, sono due. Una colonna sonora insipida e assolutamente non adatta alle orecchie di un pubblico internazionale. Non c’è un brano che rimanga impresso! In secondo luogo, assistiamo ad una sola vera e propria esibizione di danza classica, quando il titolo stesso prende il nome dalla stessa. Apprezzo molto, però, il fatto che il percorso dei due protagonisti non sia finalizzato a vincere un’audizione o un concorso di danza importante. Esprimendosi al massimo nel saggio di danza di fine anno, infatti, cercheranno di ottenere il prezioso aiuto di chi potrà fargli ottenere il visto per la tanto ambita America.
Yeh Ballet si può vedere su Netflix, sottotitolato in italiano.
Nb: il film è vietato ai minori di 14 anni (anche se personalmente non ne vedo la ragione). Buona visione.
