On Pointe è la docuserie sulla School of American Ballet. Sei puntate prodotte da Ron Howard e Brian Grazer, visibili su Disney +. La serie racconta la dedizione, l’impegno e il duro lavoro necessari per diventare un professionista in un mondo tutto basato sulla disciplina: quello della danza.
ON POINTE – Le due storie principali
On Pointe è una docuserie che è stata girata durante l’86^ Anno Accademico della prestigiosa SAB (School of American Ballet), fondata da George Balanchine. Racconta una “stagione” presso la scuola di danza più prestigiosa degli Stati Uniti. Ci si sofferma, in particolar modo, sulle vite di una manciata di studenti di età compresa tra gli 8 e i 18 anni. Questi, ogni giorno, si destreggiano tra i durissimi allenamenti nelle classi di danza e le lezioni ordinarie della scuola dell’obbligo.
Sono due, in effetti, le storie principali che vengono narrate. Nella prima, troviamo gli studenti più grandi. Ragazze e ragazzi che si allenano alacremente per cercare di diventare veri e propri professionisti della danza classica. Nella seconda, invece, troviamo gli studenti più giovani. Loro, invece, ambiscono ad ottenere un ruolo nel tradizionale spettacolo natalizio del New York City Ballet: “Lo schiaccianoci”. Un capolavoro del balletto che ogni anno è rappresentato sul prestigioso palco del Lincoln Center di New York.
In effetti, si può dire che il punto focale della narrazione fa affidamento sull’imminente esecuzione de “Lo schiaccianoci”. Ma, per gli studenti avanzati, emerge una contro-narrazione incentrata su quella che potrà essere la loro vita dopo la SAB. Ed è così che, in On Pointe, i bambini che fanno i casting e provano per lo spettacolo sono giustapposti agli studenti più grandi. Questi ultimi sostengono le audizioni per entrare a far parte delle più ambite Compagnie di balletto degli Stati Uniti. E, il loro desiderio più grande, è quello di riuscire diventare “apprendisti” presso lo stesso New York City Ballet.

LA DANZA È UN’ARTE CHE SI COLTIVA SIN DA PICCOLI
Il desiderio di esibirsi ne “Lo schiaccianoci” è probabilmente la storia più interessante di On Pointe. Questo capolavoro è uno tra i balletti più noti al grande pubblico statunitense, e non solo. Guardare i ragazzini della scuola che cercano disperatamente di esibirsi nello spettacolo è un gancio naturale che mantiene vivo l’interesse degli spettatori.
Per i bambini più piccoli, frequentare le lezioni alla School of American Ballet, è qualcosa che li impegna più volte alla settimana. Seguono le classi di danza prevalentemente nel pomeriggio/sera, dopo aver frequentato le scuole regolari. Nella divisione intermedia e avanzata, invece, ci sono 64 studenti che vivono nei dormitori della scuola e che frequentano la vicina Professional School. Quest’ultima ha orari flessibili che permettono loro di non saltare gli allenamenti, avvalendosi anche della didattica online.

ON POINTE e il sogno di diventare danzatori
In On Pointe incontriamo prima gli studenti più grandi, i veterani di 15 e 16 anni che, in sostanza, aspettano di vedere se l’adolescenza, in un certo senso, li tradirà. E già! Perché è durante questi anni che i giovani ballerini vivono lo stress provocato dai duri interrogativi che la disciplina della danza pone loro costantemente. “Diventerò troppo alto? Troppo pesante o troppo disarmonico nel fisico? Supererò l’ultimo ostacolo? Ce la farò a diventare un professionista?” Questi, sono solo alcuni tra gli infiniti interrogativi che frullano nella testa dei giovani danzatori.
Sam, 16 anni, balla da quando ne aveva quattro. Sua madre gli ha costruito una sbarra nella sua camera da letto. “È diventato un giovane molto pensieroso una volta che ha iniziato la scuola elementare”, ci fa sapere. E aggiunge: “Non l’ho visto sorridere finché non l’ho visto ballare sul palco”. La maggior parte dei genitori menziona l’evidente ossessione per la danza dei loro figli, sin dai primissimi anni di età. E, sui loro volti si colgono, altresì, espressioni di orgoglio misto ad ansia quando parlano, appunto, delle ambizioni delle loro figlie e dei loro figli.
Sia i bambini, sia i giovani, dicono di sentirsi liberi quando danzano. Il viso di Kai, 10 anni, si riempie di gioia quando parla di come la danza gli permetta di esprimersi. Kai dice che danzare lo rende felice a un livello che non potrebbe raggiungere in nessun altro modo. Inevitabilmente, da spettatore, ti ritrovi a chiederti come ci si possa sentire nel provare quel tipo di gioia. Quanto può essere diversa la vita quando provi certe emozioni e, soprattutto, le vivi in un luogo circondato da anime che la pensano allo stesso modo.

ON POINTE racconta tutta la verità?
Una critica che si potrebbe muovere a questa docuserie è quella di essere un po’ troppo patinata. Sembra che ci sia la volontà precisa di voler celare gli aspetti negativi delle vite di questi ragazzi a favore di una narrazione più ispirante. È vero, in On Pointe vediamo principalmente le cose buone. Le allieve e gli allievi della SAB sono, sì, provati fisicamente, ma ballano in classi dove vengono corretti con gentilezza. Possono usufruire di importanti lezioni integrative: pesistica, pilates, sbarra a terra e tante altre. Gli adolescenti si godono le amicizie che hanno costruito a scuola. Non vediamo il dolore che i bambini provano ai piedi, alle ginocchia e ai fianchi facendo questi movimenti innaturali, più e più volte. Non percepiamo chiaramente la loro delusione quando non riescono ad avanzare di livello o quando non superano il casting per “Lo Schiaccianoci”.
Inoltre, i bambini parlano tutti come se avessero 30 anni, e si stessero già immaginando come “principal dancer” di una grande Compagnia di danza. E, ancora, i programmi di studio che devono seguire per poter ballare insieme ai professionisti ne “Lo Schiaccianoci”, ci pongono ulteriori interrogativi. Questi ragazzi hanno il tempo di andare in bicicletta? Di giocare con i loro amici? La loro vita è dedicata solamente al balletto?
La risposta è semplice: la loro vita è interamente dedicata al balletto! Ma, è una loro scelta. È una scelta che compiono ogni giorno consapevolmente. È la scelta che li fa sentire felici. Andando avanti nelle puntate della serie questa cosa si percepirà molto chiaramente. I ragazzi della SAB fanno sacrifici immensi per provare a raggiungere obiettivi tanto alti. Ma cosa c’è di più bello che lavorare duramente per veder realizzati un giorno i propri sogni? Forse, è questa la vera domanda che dobbiamo porci, e alla quale ognuno di noi può, e deve, trovare la propria risposta.