Insieme all’intelligenza, la musicalità è certamente la dote più importante che un danzatore deve possedere. Tra le molteplici qualità, infatti, è quella che accomuna il pensiero di tutti perché è l’unica che permette all’interprete di rivelare la “potenza della musica” attraverso la danza.
LA MUSICA È ENERGIA
Cos’è la danza senza musicalità? La mia risposta è: niente. Possiamo scegliere di ballare su un solo suono, ma questo rappresenta ancora una scelta che definisce una forma di essere musicale. Possiamo scegliere di danzare nel silenzio – questa caratteristica, per esempio, crea una differenza tra danza moderna e contemporanea – ma, di nuovo, rimarchiamo solo l’importanza di generare musicalità all’interno del nostro corpo. Persino quando siamo fermi c’è un ronzio dentro di noi: un’emozione, una sensazione, un pensiero o un’esperienza. Ecco perché la musicalità è importante, perché anche quando ovviamente non c’è, esiste ancora!
La musica è energia e il movimento è elettricità (come dice il piccolo Billy Elliot). La musica è il movimento del suono e delle vibrazioni che esiste fisicamente nello spazio. Quando impariamo a danzare con quell’energia invisibile, questo aiuterà il nostro movimento. Nel momento in cui assecondiamo la musica per favorire il nostro movimento, diventa immediata una sensazione di facilità e sentiamo che non stiamo facendo altro che cavalcare le onde musicali permettendo alla musica di portarci attraverso tutto.

COME AFFINARE LA MUSICALITÀ
Per me, la musicalità nella danza, è il modo in cui i coreografi e i ballerini ascoltano, interpretano e, infine, creano e danzano sulla musica. La musicalità è: essere te stesso un musicista! Partendo da questo presupposto – conscio di rivolgermi a persone che già sanno contare la musica – scopriamo qualche trucco che può aiutarci ad affinare la nostra musicalità e, di conseguenza, a migliorare la qualità del nostro movimento.
I coreografi – è noto – utilizzano personali modi per costruire le combinazioni coreografiche sviluppando diverse “tecniche” per usare il tempo e il ritmo. È sempre più frequente, infatti, che molti coreografi non contino affatto. Io per primo – lo ammetto francamente – sono conosciuto dai miei allievi per i molteplici e “curiosi” suoni onomatopeici che emetto quando voglio sottolineare i precisi accenti musicali di un brano.
La prima cosa che un ballerino deve fare per affinare la sua musicalità è quello di ascoltare con attenzione il brano che gli viene proposto. Più si sentirà a proprio agio con la musica e più facile sarà per lui non contare. Quindi, fate in modo che il vostro primo obiettivo sia quello di imparare la musica abbastanza bene da poter smettere di contarla. Scoprirete che alcune coreografie, che avevate contato all’inizio, in seguito – quando sarete più sicuri – non le conterete più. E questo vi darà la libertà di interpretare perché danzerete lasciandovi trascinare solo dal ritmo o dalla melodia.
Se avete difficoltà a contare la musica provate a scovare gli spunti che il brano suggerisce: quali? Ad esempio: notate una svolta musicale importante al termine di un crescendo? La coreografia segue la linea del basso, della batteria, della melodia o di qualche altro strumento in particolare? Ecco, per iniziare, ponetevi queste semplici domande ed entrerete velocemente in sintonia con il linguaggio del coreografo.

PERCHÉ È IMPORTANTE PADRONEGGIARE LA MUSICALITÀ?
Prendete un danzatore musicale e uno non musicale, metteteli fianco a fianco, e noterete perché è così importante essere in sintonia con il ritmo, la melodia e l’umore di un brano musicale. Il ballerino che non ha una forte connessione con la musica vi sembrerà rigido o disconnesso, rendendo difficile anche il solo guardarlo, perché la danza non è uno sport ma un’arte. Questo tipo di danzatore non è in grado di trasmettere l’emozione che è insita nelle note musicali.
Un danzatore forte, ma privo di musicalità, è come un dipinto senza colori. Personalmente, preferisco di gran lunga guardare un ballerino musicale, magari con meno estensione delle gambe o con i piedi non altrettanto belli, ma emozionante. Il ballerino musicale, d’altra parte, non trascura mai la musica e, pur di adattarsi ad essa, adotterà molti trucchi. Lo sforzo di un interprete non musicale risulta evidente perché sono, spesso, solamente i passi a guidarlo.
Il ballerino musicale, invece, non si limita ai passi, lui danza perché è la musica che glielo “impone”. Esegue i movimenti e li porta a termine fino a quando sarà la musica stessa a suggerirglielo. Un danzatore musicale non sarà mai così preso dai passi al punto da ignorare la musica. L’interprete musicale ha capito la musica a livello tecnico e, di conseguenza, abbandona tutta quella conoscenza per poterla ascoltare nel profondo. Il ballerino musicale balla dentro la musica invece di galleggiare sopra di essa.

LA NOSTRA MUSICALITÀ A SERVIZIO DELLA COREOGRAFIA
È importante capire che la musicalità ha molte forme e che non esiste un modo giusto o sbagliato di interpretare un brano musicale. Alcuni coreografi creano movimenti interi prima di scegliere la musica, mentre altri iniziano con l’ascolto di un brano musicale prima di cimentarsi nella creazione dei passi.
Come ballerino dovrai farti trovare pronto, qualsiasi sia l’approccio che verrà usato. È sicuramente bello che tu abbia le tue idee sulla musica e sul movimento ma preparati a mettere da parte la tua estetica. In un’audizione, o durante l’apprendimento di un nuovo lavoro, ogni professionista deve essere in grado di ascoltare e interpretare la musica esattamente come vuole il coreografo. Anche se sei un solista ci si aspetta che tu esegua la versione esatta dei passi secondo la musicalità del coreografo.
È anche importante essere consapevoli di come e quando il tuo viso debba esprimere le emozioni. Alcuni coreografi vorranno che tu usi le espressioni del viso per rafforzare la narrazione, altri vorranno, invece, che tu permetta solamente al tuo corpo di far trasparire le emozioni.
Quindi, in che modo la musicalità influenzerà il tuo movimento? Anche se la tua danza sarà a servizio della visione del coreografo, essere un ballerino dotato di musicalità ti farà percepire le sottigliezze della partitura e, di conseguenza, interpretarle al meglio. Questo ti renderà certamente più interessante da guardare.

POSSIAMO INSEGNARE AD ESSERE MUSICALI?
Quante volte, noi Maestri, abbiamo riflettuto sulla possibilità di insegnare la musicalità, soprattutto, a coloro che non sembrano essere nati con il “gene musicale”. D’altra parte, sono certo che ci siamo imbattuti tutti – almeno una volta nella nostra carriera – in quell’allievo che ci ha letteralmente stupito per la sua fantastica e naturale predisposizione musicale.
Credo che ciò che consideriamo un’abilità “naturale” sia per lo più appresa, anche se molto presto nel corso della vita. Bambini di 2 o 3 anni possono manifestare già una predisposizione molto naturale al ritmo e, di conseguenza, una consapevolezza musicale notevole. Forse, tutto questo potrebbe essere collegato al discorso che riguarda la facilità di apprendimento in giovane età. Ad esempio: perché è più facile imparare le lingue da giovani? La musica, non è che un altro tipo di linguaggio e, probabilmente, i nostri processi neurali relativi all’apprendimento a quell’età sono favoriti.
Crescendo risulta più difficile affrontare quei processi così come, infatti, è più difficile imparare una lingua straniera man mano che si invecchia. Penso, altresì, che possiamo aiutare i giovani danzatori a sviluppare una maggiore consapevolezza e comprensione musicale con il tempo e con la pratica e, soprattutto, con una volontà ferrea da parte loro, poiché l’apprendimento è, ovviamente, una strada a doppio senso. Quelli che non sono musicalmente “naturali” potranno mai raggiungere quelli che lo sono? Forse, forse no. Ma, secondo me, vale sempre la pena provare.
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