Instagram esercita un potere ammaliante sui ballerini. Al giorno d’oggi la danza è molto legata al mondo dei social-media. Ciascuno di noi dedica sempre più cura alla propria immagine online: che siamo allievi, danzatori professionisti, coreografi o proprietari di scuole di danza.
Ma vi siete mai chiesti quanto tempo trascorriamo su Instagram? Dal mio profilo tanto, lo ammetto. Ogni volta che mi propongo di dare solo un rapido sguardo – adoro curiosare tra le nuove tendenze coreografiche – mi accorgo che sono trascorsi anche 20 minuti, soprattutto, quando entro nel trip dei “video suggeriti”. Ed ecco che scopro ragazze e ragazzi iper-elastici, iper-estesi e dal “collo del piede” curvatissimo. Per non parlare di quelli che riescono a eseguire un’immensità di pirouettes (come Michail Baryshnikov nel film “Due vite, una svolta“) e… tanto, tanto altro ancora.
Davanti a questa dirompente sfilata di foto e di video su Instagram mi domando sempre: «Cosa ancora potranno fare?» “Clicco” su questi account solo per vedere cos’altro c’è. Purtroppo, spesso, non c’è molto altro da vedere. La ragazza iper-flessibile si allunga perennemente. Il “mago dei giri” mostra infinite clip di pirouettes (di solito sullo stesso lato e fuori dal contesto di una combinazione coreografica). Per non parlare della ragazza con i meravigliosi piedi arcuati che sembra aspiri solamente a diventare “modella per scarpette da punta”, rigorosamente appoggiata a una sbarra, s’intende!
Instagram: MA È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA?
Instagram è uno spazio in cui le estremizzazioni di quasi tutto (bellezza, fisico, stile di vita) sono celebrate e considerate “desiderabili”, con una conseguente mancanza di apprezzamento per ciò è semplice o medio. Nella danza, invece, quello che è “medio” o “semplice” equivale quasi sempre a una tecnica pulita e solida, a un corpo ben formato e capace. Tutto è diventato così estremo che un arabesque a 90° ben posizionato non suscita più alcun interesse.
Avere un altissimo livello di visibilità su Instagram può farci guadagnare molti soldi, poiché verremo cercati dagli organizzazioni di manifestazioni di danza e dai marchi del settore per diventare “ambasciatori”. E fin qui, va tutto bene. In qualsiasi modo onesto un’artista possa trovare la maniera di guadagnare soldi extra è comunque una vittoria. Ma questi marchi cercano influencer, non necessariamente ballerini! Potremmo avere tre gambe ma 500.000 followers e per loro andrà bene lo stesso!
Una volta usciti dalla telecamera, però, non possiamo più nascondere la nostre reali capacità. A volte, ti ritrovi quel giovane allievo influencer in una lezione di tecnica e la verità viene rivelata! Alcuni elementi è in grado di eseguirli solo in una determinata maniera, ma se gli chiedi di farli secondo un’altra prospettiva, ecco che crolla la maschera.
Ci sono ballerini che lavorano in modo aggressivo per aumentare i loro followers e, così facendo, ottengono una grande visibilità. Vengono corteggiati dai marchi e diventano un modello per i ragazzi. Quando a questo duro lavoro corrisponde una reale bravura sono il primo a complimentarmi. Tuttavia, altri, magari non così preparati, rischiano di perdere i loro followers quando si esibiscono su un palco e ci si accorge di non rimanere impressionati come quando li vediamo sullo schermo. Un’immagine può valere 1000 parole ma non varrà mai 1000 passi!

Instagram: UNA PENDENZA SCIVOLOSA?
Nelle mie lezioni è sempre più frequente che gli allievi mi chiedano di insegnar loro i passi meravigliosi (spesso insostenibili) che vedono eseguiti dai loro idoli su Instagram. Costruire, però, la giusta solidità tecnico/artistica nell’allievo, quella che gli servirà per affrontare la carriera del danzatore, richiede molto più che imparare movimenti pirotecnici. Queste speciali evoluzioni, di per sé, non sono cose sbagliate. Tuttavia, se prive di una progressione tecnica codificata che costruisce i passaggi in modo incrementale, possono rivelarsi disastrose.
La danza avviene nelle transizioni, nei percorsi. Il fondamento della tecnica sta nel “come” i passi vengono collegati tra loro. Quando insegniamo focalizzando l’attenzione solo sull’altezza della gamba, sul numero di giri o sulla complessità di un grande salto, stiamo costruendo un castello di carte. Risulta sempre più difficile convincere una generazione che è stata cresciuta a suon di gratificazioni istantanee che vale la pena spendersi in progressi reali ma lenti. Forse, troppi allievi aspirano a essere “famosi” più di quanto desiderino costruirsi una reale carriera nella danza.
Tutto ciò potrebbe rivelarsi nel tempo una pendenza scivolosa. Navigare su Instagram ci induce a focalizzarci sulle “virtù magiche” della danza mentre la vera arte si deteriora in tempo reale?

Instagram: CI CASCHIAMO TUTTI!
1 – Ci sembra innocuo
Quello che ci sembra innocuo sta stabilendo nuovi standard per i giovani ballerini che cercano di emulare i loro “Insta-eroi” e i “mi piace” ne sono la conferma.
Proviamo a riflettere su questo: “Quanto spesso, i giovani ballerini, vanno a teatro per vedere la danza dal vivo?” L’esperienza primaria della danza di questa generazione avviene attraverso un dispositivo elettronico: il cellulare. I giovani sperimentano principalmente una versione virtuale della danza visualizzando su Instagram frammenti di intere coreografie con intervalli di attenzione sempre più decrescenti. Se qualcosa dura più di un minuto diventa troppo lungo. E davanti a un balletto di tre atti cosa accadrà?
2 – I diffidenti
Anche per i più diffidenti tra noi, però, arriva il momento in cui ci entusiasmiamo per ciò che vediamo su Instagram. Persino i più reazionari verranno, prima o poi, ammaliati dal “canto della sirena”. La gamba iper-sciabolata, il salto pirotecnico che sfida la gravità e per il quale non è stato ancora inventato un nome, ma che desideriamo vedere e rivedere in slow-motion in modo da carpirne il segreto. È un piacere colpevole che anche i danzatori come me, quelli non proprio più giovanissimi, fanno fatica ad ammettere.
3 – L’insegnante
Anche l’insegnante che ammonisce la ragazza dotata di perder tempo ad allungare sempre le gambe invece di lavorare sulla forza, o che dice al ragazzo che gira che “non si tratta di quantità ma qualità”, alla fine rischierà di essere sedotto dall’adolescente che esegue 12 giri senza “stallonare”. Quindi, anche in nostri “mi piace” hanno un peso. Non possiamo dire ai nostri allievi che la danza non è fatta solo di gambe alte se il giorno prima abbiamo ripubblicato il video dell’ennesima ballerina che somiglia più a un’atleta di ginnastica ritmica.

Instagram: UNA PERSONALE RIFLESSIONE
Sono consapevole del fatto che il cambiamento sia inevitabile, nonostante ciò mi pongo delle domande.
Mentre il mondo – e con esso la mia amata danza – si sta evolvendo, assaporo la dolcezza dell’era pre-Instagram in cui io danzavo. Non vedo il cambiamento come negativo, tuttavia mi chiedo:
«Cosa stiamo guadagnando e cosa, invece, perdendo?» E aggiungo: «Abbiamo il controllo su ciò che stiamo perdendo? Siamo in grado di decidere cosa abbia un valore tale da dover essere preservato? Per cosa vale la pena lottare?»
La storia ci insegna che le cose, una volta abbandonate, sono difficili da rivendicare.
