La rapida diffusione del coronavirus nel nostro Paese ha spinto il Governo verso la decisione di chiudere le scuole e le università. Contemporaneamente sono state sospese tutte le manifestazioni e gli eventi aperti al pubblico. Niente cinema, biblioteche, concerti, spettacoli teatrali e visite nei musei. E, purtroppo, alla fine hanno dovuto arrendersi anche le scuole di danza.
CORONAVIRUS: paura e angoscia
In questo scenario, quasi apocalittico, tutti sono contro tutti, in quanto potenziali “veicoli” di trasmissione del virus. La paura e l’angoscia sono le reazioni emotive che prevalgono. La paura è una sorta di meccanismo di difesa, mentre l’angoscia si manifesta quando non c’è di fronte a noi un soggetto chiaro ma un nemico che non si vede e, pertanto, non si capisce da dove arrivi il pericolo. In presenza del coronavirus sia la paura, sia l’angoscia, sono fortemente presenti. Tuttavia, la diffusione del coronavirus può rappresentare un’occasione per riflettere sulle condizioni in cui versano gli operatori della cultura in Italia e, nello specifico, quelli delle scuole di danza.

IL CORONAVIRUS E LA PARALISI DEL MONDO DELLA DANZA
Il tam tam di domande che si è generato sui Social Network in questi ultimi giorni è stato, a dir poco, frenetico. “Colleghi, che si fa?”, “Dobbiamo rimanere aperti o dobbiamo chiudere?”, “Qualcuno saprebbe dirmi dove posso informarmi correttamente sulle direttive ufficiali emanate dal Governo?” Questi, sono solo alcuni dei migliaia di quesiti che i proprietari dei teatri, gli organizzatori di eventi, i danzatori professionisti e, soprattutto, le Direttrici e i Direttori artistici delle scuole di danza si sono posti fino a poche ore fa.
Le ordinanze ministeriali che hanno imposto la sospensione di tutte le attività non si sono fatte attendere e, quando hanno tirato giù le saracinesche persino le scuole di danza, il mondo di Tersicore si è ritrovato improvvisamente in uno stato di paralisi totale. E tutto, a causa del maledetto coronavirus! Mentre i grandi enti lirici e le prestigiose accademie di danza sono tutelate delle Istituzioni Statali – e sono certo che, nel breve periodo, verranno adottate per loro misure straordinarie – le scuole di danza private sono totalmente in balia del caos.

LE SCUOLE DI DANZA: tutto dipende da loro!
In mezzo allo sconforto generale, la prima cosa che salta subito agli occhi è che le scuole di danza in Italia sono tantissime. È altresì evidente, però, che sono realtà abbandonate totalmente a loro stesse. Dinanzi a una situazione senza precedenti, come quella che stiamo vivendo a causa del coronavirus, emerge tutta la fragile precarietà di queste strutture.
Pensare di tenere chiusa una scuola di danza per molto tempo, senza approntare dei concreti aiuti finanziari, significa veder polverizzato per sempre il duro lavoro di molti anni. In presenza di un prolungato fermo dell’attività lavorativa alcune scuole potrebbero non farcela. Ma se crollano le scuole di danza morirà la danza in tutte le sue forme.
LE SCUOLE DI DANZA: il rapporto col teatro e con i professionisti dello spettacolo
È solamente grazie alla miriade di persone che gravitano intorno al mondo delle scuole di danza che gli spettacoli teatrali – anche quelli delle più rinomate Compagnie con le loro famosissime étoile – sono spesso sold-out. È grazie agli appassionati di danza che i Talent Show e le loro “star” godono di fama, di successo e, ovviamente, di denaro. Di conseguenza, sarebbe auspicabile che tali “altisonanti nomi” si prodigassero nell’aiutare concretamente le scuole di danza a far sentire la loro voce. Ora, e subito!
Tutti abbiamo mosso i nostri primi passi nelle scuole di danza. A loro, e solo a loro, dobbiamo essere eternamente grati. Ed è per questo che dobbiamo ricordarcene ora. Ognuno di noi, per quel che può, deve fare da cassa di risonanza per le loro istanze. È sempre grazie alle scuole di danza che i professionisti freelance, come il sottoscritto, insegnano da anni, tengono stage o sono giurati nei concorsi di danza. Dobbiamo riscoprire il sentimento della gratitudine, farci muovere da esso e aiutarci l’un l’altro.
UN FONDO PER LE EMERGENZE
È quindi palese che, in Italia, le scuole di danza private siano il vero motore che muove tutto il mondo tersicoreo. Forse, per lo Stato, il profitto generato da esse potrà sembrare irrisorio al punto tale da non preoccuparsene. Ma il CONI dov’è? Gli enti sportivi a cui le scuole di danza sono affiliate (CSEN, UISP, etc., associazioni che fanno tutte riferimento al CONI) devono necessariamente, d’ora in avanti, offrire maggiori garanzie.
Non è concepibile, infatti, che le scuole di danza paghino ogni anno fior fior di denari per un’affiliazione che trascuri tout court il discorso “tutele”! Questi enti dovrebbero instituire un fondo speciale assicurativo, ad esempio, che tuteli le scuole nel caso si manifestassero eventi eccezionali: un fondo che, a oggi, mi risulta non esista. Ogni scuola si tutela da sola, come può e, soprattutto, secondo la propria disponibilità economica. Ma come si può, anche solo lontanamente, pensare di poter affrontare un’emergenza nazionale come quella del coronavirus da soli?
Sarebbe auspicabile, allora, che le quote associative versate annualmente riservassero parte del denaro alla creazione, appunto, di uno speciale fondo dedicato a questo tipo di emergenze. Avere la sicurezza di poter attingervi in caso di difficoltà straordinarie aiuterebbe il mercato a rimanere stabile e a prosperare. Sarebbe altresì auspicabile, che le Direttrici e Direttori artistici delle scuole di danza, quando finirà questa emergenza – perché finirà! -, si sedessero intorno a un tavolo di concertazione per rivedere le condizioni di affiliazione al CONI e, magari, pretendessero più garanzie… Perché no! È tempo di abbandonare le stupide rivalità e unirci per un unico grande scopo: salvare il nostro lavoro, salvare la danza!

CORONAVIRUS: LE PAROLE DEI MAESTRI SONO IMPORTANTI
Vorrei concludere con una personalissima riflessione che mi sento di fare in veste di Maestro di Danza, e vorrei rivolgermi ai miei colleghi. Nonostante la situazione che stiamo vivendo sia terribile, nonostante sia facile cedere alla rabbia, alla frustrazione e allo sconforto, non dimentichiamoci mai che siamo, innanzitutto, Maestri. Abbiamo il dovere di sostenere, incoraggiare, spronare ed educare i nostri allievi sempre, anche da casa e anche sui Social. Non dobbiamo smettere di infondere loro la speranza nel futuro e di insegnargli a comportarsi come persone civili e responsabili, soprattutto in questo momento.
Il nostro compito di Maestri non finisce solo perché abbiamo chiuso le scuole di danza, non finisce perché c’è il coronavirus. Facciamo, invece, in modo di contenere i nostri (seppur legittimi) sfoghi e non riversiamoli brutalmente sui Social. I nostri allievi devono sapere che noi affrontiamo le difficoltà con coraggio e con dignità. Questo, forse, sarà per loro il più prezioso degli insegnamenti. I ragazzi hanno bisogno di riconoscere in noi la solida e sicura guida che hanno sempre visto in sala danza. Cerchiamo di essere tutti più controllati nell’esternare le nostre preoccupazioni, soprattutto se sappiamo di essere letti da loro: non è solo un nostro dovere, è la nostra vocazione.
Vi abbraccio tutti. Ce la faremo, Alex
