Per molte scuole, partecipare ai concorsi di danza è diventato prioritario. A volte, si ha l’impressione che per loro vincere un premio sia tutto! Conosco persone per cui quest’obiettivo è diventato talmente totalizzante da andare persino a discapito della preparazione del saggio di danza di fine anno. Ma quanto conta vincere un premio, se non teniamo conto del livello qualitativo dei concorrenti, della giuria e della professionalità degli organizzatori?
CONCORSI DI DANZA: non se ne può più fare a meno
Qual è, al giorno d’oggi, la scuola che può permettersi di non partecipare ai concorsi di danza? Nessuna. Fosse solamente per il fatto che si sono tutte trasformate in ASD. So bene che, trovandomi spesso a vestire i panni di giudice, dovrei solamente cantarne le lodi. Non fraintendetemi! Potrei parlarvi per ore delle molte cose fantastiche che accadono nei concorsi di danza. Potrei elencarvi, una ad una, tutte le “lezioni di vita” che gli allievi apprendono durante lo svolgimento di queste competizioni. Ma, alla fine, una gara sta semplicemente “classificando” i ballerini: uno contro l’altro! Questo è il concetto di fondo. E, per quanto ci si sforzi, non ci sarà mai modo di renderla giusta!
La danza non è uno sport! Nello sport, quando gareggi, ci sono regole stabilite. Qualcuno vince e qualcuno perde. Anche se dubitiamo del comportamento di una squadra che, secondo noi, ha giocato sporco, nella maggior parte dei casi, è abbastanza chiaro capire chi vince e chi perde. Al termine di una competizione sportiva, tutti si stringono – o almeno dovrebbero! – la mano, e se ne tornano a casa sapendo che è così che vanno le cose. Invece, in un concorso di danza, non avviene proprio così.
Appena terminato un concorso, fatevi un giretto sulle bacheche Social (Instagram, Facebook). Noterete che quelle dei vittoriosi sono piene zeppe di foto di giovani sorridenti che mostrano attestati, premi e coppe. Fotografie a “go go”, sovente, accompagnate dalle parole commosse dei loro insegnanti. Poi, ci sono quelle dei perdenti. E giù con frasi del tipo: “Per me avete comunque vinto voi!”, “Non esiste più la vera danza…”. Si arriva persino a dubitare della qualità delle giurie. Premesso ciò, e consapevole del fatto che oramai i concorsi di danza sono parte integrante di questo mondo, proviamo a fare un po’ di chiarezza.

CONCORSI DI DANZA: fasce di età e stili di danza
Nei concorsi di danza il primissimo problema che si presenta è la divisione per fasce di età. Sarebbe auspicabile non allargare troppo la forbice perché, è ovvio, che una bambina/o di 9 anni possieda uno sviluppo fisiologico diverso da una/o di 12. Questo fattore, unito al tempo di studio che gli allievi dedicano alla danza e che sappiamo variare di scuola in scuola, incide moltissimo sulla qualità dell’esecuzione. Dinanzi a ciò, i giudici possono trovarsi in serie difficoltà.
Purtroppo, per una questione di organizzazione, bisogna spesso accettare che le età siano raggruppate per fasce molto ampie. Tuttavia, sarebbe opportuno limitare all’interno dei gruppi, quantomeno il più possibile, il numero dei cosiddetti “fuori quota”. Sarebbe decisamente auspicabile, infine, che nelle categoria “Senjor”, l’insegnante stesso/a non danzi con i suoi allievi!
Un altro cruciale problema che, personalmente, mi ritrovo sistematicamente ad affrontare, riguarda la distinzione tra gli stili di danza. La danza classica, che è rigorosamente codificata, rimane l’unica disciplina facilmente identificabile. Oggigiorno, invece, sta diventando sempre più difficile distinguere tra loro gli altri stili coreografici, soprattutto, lo stile moderno da quello contemporaneo. Normalmente, i giudici sanno decifrare ciò che vedono, inquadrandone perfettamente lo stile sin dai primi movimenti. È dovere dei coreografi, invece, proporre la propria creazione nella categoria giusta, cercando di non generare confusione. A tal proposito consiglio la lettura del mio articolo: differenza tra danza moderna e contemporanea.

CONCORSI DI DANZA: perché è così difficile giudicare?
Come vediamo nei Talent Show, anche nei concorsi di danza il giudizio finale dei giudici esprime una somma di pareri specifici (tecnica, interpretazione, originalità, etc.). Ma non esisterà mai un unico modo per dichiarare un “vincitore”! Mi è capitato di vedere la stessa coreografia “vincere tutto” in un concorso ed essere completamente ignorata in un’altro. Questo perché? Semplice! Ci sono troppi fattori incontrollabili in una competizione di danza.
Un giudice, ad esempio, potrebbe sentire una particolare connessione con la musicalità di un interprete e non con quella di un altro. Potrebbe, altresì, non piacergli proprio la scelta del brano musicale. Un altro giudice potrebbe non essere molto affine – se vogliamo dirla così! – con lo stile coreografico di una routine. Ecco perché è sempre opportuno che la giuria sia composta da più persone, ognuna delle quali “esperta” in un determinato genere di danza. Un altro giudice, ancora, potrebbe pensare che il testo di una canzone sia inappropriata mentre, invece, un suo collega non manifesta alcun problema con quel brano. È tutto soggettivo! È tutto fuori dal nostro controllo!
Certamente, la buona danza è la buona danza! I giudici fanno del loro meglio per essere il più obiettivi possibile e, nella maggior parte dei casi, riescono a premiare i veri talenti. Ma sono in tanti quelli seduti tra il pubblico che, spesso, hanno pareri diversi da quelli della giuria. Questo non significa che i giudici abbiano commesso errori. Non significa che abbiano fatto vincere la coreografia sbagliata. Significa, solamente, che hanno percepito la performance in un modo diverso rispetto al pubblico. Perché? Perché parliamo di arte! Prendete tre quadri e cento persone. Chiedete loro, qual è il migliore? La gamma di risposte sarà infinita.

I NOSTRI ALLIEVI SONO PIÙ IMPORTANTI DELLA DELLA GARA
Al termine dei concorsi di danza, i ballerini, i genitori e gli stessi insegnanti potrebbero trascorrere ore ad analizzare ogni dettaglio cercando di capire perché la loro coreografia ha vinto oppure no. Ma la realtà è che potrebbero non saperlo mai. E, aggiungo, non è necessario. L’idea alla base della danza è quella di creare un momento sul palco che arrivi all’anima delle persone.
Se ci lasciamo consumare dalla febbre della “gara”, allora come Maestri, inizieremo a coreografare solamente per vincere. Questo sarebbe un errore! E per molte ragioni. Prima di tutto perderemmo l’autenticità del nostro lavoro. La coreografia dovrebbe venire dall’interno, dalla speranza di esprimere un messaggio autentico. Se iniziassimo a prevedere ciò che i giudici vogliono vedere, non staremo più ascoltando la nostra voce.
In secondo luogo, non potremo esser certi della vittoria. Potremo creare una coreografia visivamente accattivante, innovativa, creativa, ma non potremo garantire che vincerà. E vi dirò di più. Il nostro lavoro non sarà migliore quando ci appiccicheremo sopra la medaglia di bronzo, d’argento o d’oro. Il lavoro è il lavoro. Se la gente lo apprezzerà, ci saremo riusciti. Se i giudici lo apprezzeranno, tanto meglio.
Infine, lasciatemi dire, che quando basiamo la danza sul vincere, rendiamo un cattivo servizio ai nostri allievi. Loro devono sapere che non sono definiti da un trofeo. Non sono ballerini migliori o peggiori a seconda di quale posizione occupano all’interno di una classifica. Se consentissimo ai giudizi esterni di determinare la loro autostima, li condurremmo, inevitabilmente, incontro a cocenti delusioni. Perché non potranno sempre vincere. La vita, come la danza, non è giusta ma è meravigliosa!
