Per gli appassionati di danza Chorus Line è un film culto. Tratto dall’omonimo musical sul backstage di uno spettacolo teatrale, è diventato un film nel 1985. Una pura celebrazione delle vite dei ballerini, dei loro momenti di gioia ma, soprattutto, di quelli difficili.
LA TRAMA
In Chorus Line centinaia di ballerini si ritrovano sul palco di un teatro di Broadway per affrontare un’ audizione per un nuovo musical diretto da Zach (Michael Douglas). Dopo le durissime ed estenuanti selezioni iniziali, rimarranno solamente in sedici a giocarsi il tutto per tutto. Arrivata in ritardo, Cassie (Alyson Reed) vuole tentare lo stesso l’audizione. Cassie, un tempo, aveva avuto una relazione sentimentale e romantica con Zach, ma lo aveva lasciato per lavorare a Hollywood come prima ballerina.
Ora, però, non lavora da più di un anno. È abbastanza disperata da presentarsi a un provino per ballerini di fila. Zach sarà disposto a lasciare che la sua professionalità prevalga sui sentimenti riguardo al loro passato? Mentre scorrono le immagini, in Chorus Line, verranno rivelati i retroscena delle vite di ciascun ballerino. Alcuni di questi saranno divertenti, altri ironici, altri strazianti. Tuttavia, indipendentemente dal loro background, i sedici splendidi artisti hanno tutti una cosa in comune: la profonda, leale e smisurata passione per la danza.
Ci vogliono anni di duro lavoro per diventare un ballerino abbastanza bravo da poter tentare l’audizione per uno spettacolo importante. Ma, ahimè, di solito la ricompensa è un brusco e freddo: «Grazie, le faremo sapere». Se vuoi fare il ballerino, devi saper accettare il rifiuto. Questo film celebra, in un certo senso, quel “masochismo” sia con il canto, sia con la danza.

CHORUS LINE: dal teatro al cinema
«Il cinema ha un’ ampiezza che il teatro non avrà mai. Per dimostrarlo dovevamo prendere il più “impossibile” dei testi teatrali e tradurlo in immagini». Sono le testuali parole del regista Richard Attenborough che aggiunge: «Fare un film con A Chorus Line è anche più arduo di un Aspettando Godot, per esempio. In primis perché è un musical, e poi, perché è confinato entro le quattro mura di un teatro nelle quali, visivamente, non entra nemmeno un filo dell’aria che c’è fuori.
Tuttavia, voglio parlare della meravigliosa vita che c’è dietro le quinte». Ed è così, che l’adattamento cinematografico del musical di Broadway, si rivela essere una pellicola piena di passione. Un vero omaggio a questi “zingari” (i ballerini), e al prezioso contributo che con abnegazione donano all’arte. Rispetto alla versione teatrale, in quella cinematografica sono stati aggiunti due nuovi numeri musicali. Inoltre, le coreografie di Jeffrey Homaday sono un piacere da guardare.

IL CAST DEL FILM
Michael Douglas interpreta Zach che, dal suo trespolo in platea, ordina – letteralmente! – ai sedici finalisti, di condividere con lui qualcosa sulle loro vite, sulle loro speranze e sui loro sogni. Tra i più interessanti troviamo Sheila (Vicki Frederick), un consumata ballerina, ormai avvezza al mondo dello spettacolo. Morales (Yamil Borges), una ragazza portoricana molto esuberante. Richie (Gregg Burge), un ballerino potente e dinamico. Bebe (Michelle Johnston), una vivace interprete che si sta appena riprendendo da un esaurimento nervoso. Paul (Cameron English), un ragazzo gay con una storia triste da raccontare.
Forse, uno dei pochi passi falsi del film, è stata la scelta di Alyson Reed nei panni della vecchia fidanzata di Zach, Cassie. A mio avviso, quest’attrice, dalle lunghissime gambe, non trasmette il fuoco o la passione necessari per distinguere le sue esibizioni da quelle degli altri protagonisti. Qualsiasi danzatore professionista si sarà ritrovato, prima o poi, a calcare una linea come quella che vediamo nel film. Avrà provato la stessa identica ansia dei protagonisti e, al contempo, il terrore di essere respinto. Qualcuno, come Zach, lo avrà giudicato per il suo valore. Il regista Richard Attenborough sfrutta al meglio questa drammatica tensione. La cattura nella vivacità della danza moderna, protagonista assoluta sin dalle scene iniziali.

A CHORUS LINE: il musical che ha fatto la storia!
Da quella leggendaria sera del 25 luglio 1975, quando andò in scena al Public Theatre, dove 300 spettatori entusiasti appena uscirono da teatro diedero il via ad un febbricitante passaparola, A Chorus Line è diventato il re dei musical. Non solo perché ha battuto tutti i record di gradimento e programmazione, ma perché ha rivoluzionato la tecnica, e, si può dire, la morale di questo genere di spettacolo. Il musical si è reinventato di sera in sera, adattandosi ai suoi protagonisti. E loro stessi, sono mutati nel corso del tempo, giacché si tratta di teatro nel teatro.
Un regista di New York trascorre in teatro un’intera giornata per scegliere il corpo di ballo per un nuovo spettacolo. Sono tantissime le ragazze e i ragazzi pronti a danzare sotto i riflettori col cuore che arde di speranza. Loro si “confessano” su quel palcoscenico, schierati lungo la “chorus line”, la linea bianca che delimita lo spazio del balletto di fila da quello delle star.
A Chorus Line è soprattutto un omaggio al teatro, all’etica del “si va in scena”, dei sacrifici occulti che gli artisti sostengono e dei traumi che vivono. Perché ogni volta che si apre il sipario ciascuno porta alla ribalta un pezzo della propria vita. Si sa come andrà a finire: qualcuno verrà scelto, qualcun altro no. Ma tutti, alla fine, come per magia, appariranno in lustrini, paillettes cantando e danzando sulle note di “One”, il brano musicale principale di tutto lo spettacolo.

CURIOSITÀ
Nel 1975 il musical teatrale A Chorus Line ricevette 12 nomination per i Tony Awards, vincendone ben 9: miglior musical, migliore attrice (Donna McKechnie), miglior attore non protagonista (Sammy Williams), migliore attrice non protagonista (Kelly Bishop), miglior regista, miglior libretto di musical, migliori musiche, miglior disegno luci (Tharon Musser) e miglior coreografo.
Nel 1976 il musical vinse anche il premio Pulitzer per la drammaturgia.
Baayork Lee, che aveva partecipato al workshop da cui nacque A Chorus Line, presente anche nel cast originale di Broadway nel ruolo di Connie, ha ricreato le coreografie originali di Michael Bennett per diversi allestimenti del musical in giro per il mondo, collaborando, in Italia, con la Compagnia della Rancia.
Michael Bennett rifiutò di dirigere il film perché non venne approvata la sua idea di impostare il soggetto come se si trattasse di un’audizione di ballerini per la versione cinematografica dello spettacolo.
Nel libro Entirely Up to You, Darling (scritto con Diana Hawkins), Richard Attenborough racconta che gli fu detto che tra le candidate da lui non selezionate, ci sarebbe stata una ragazza di 26 anni, dal cognome Ciccone, che di lì a poco avrebbe debuttato con il suo primo album: Madonna.
Mikhail Baryshnikov (che secondo Attenborough, nel già citato libro, era stato interessato al ruolo di Zach, così come John Travolta) ospitò – nel 1980 – il cast di A Chorus Line nel suo show televisivo Baryshnikov on Broadway. Con Liza Minnelli danzò nel numero più famoso, One.
Quando nel 1983 A Chorus Line diventò lo spettacolo più longevo di Broadway, Bennett creò una serata evento assemblando un cast di 300 performer tra interpreti di quel momento e interpreti precedenti o di allestimenti internazionali. I diversi cast si alternarono o si esibirono contemporaneamente, all’interno della storia.