Billy Elliot è un film del 2000 scritto da Lee Hall e diretto da Stephen Daldry, ispirato alla vera storia del ballerino Philip Mosley. Una pellicola straordinaria, di ampio respiro e socialmente consapevole. Billy Elliot parla di arte, di autorità, di sessualità. Ma, soprattutto, racconta dell’incontenibile desiderio di libertà e di affermazione di sé che si vive da adolescenti.
TRAMA
Regno Unito, 1984. Billy Elliot ha 11 anni, è orfano di madre dall’età di 9 anni e vive con il padre Jackie, il fratello Tony (entrambi minatori) e la nonna. Costretto dal padre a praticare il pugilato, scopre in sé una grande passione per la danza classica. Tuttavia, questa passione si scontrerà con i pregiudizi dell’epoca che vedono nel balletto un incoraggiamento all’omosessualità e, in quest’ultima, una vergogna.
Il padre di Billy (Gary Lewis), rinchiuso in un dolore inarticolato dopo la morte di sua moglie, è inorridito per la tendenza tersicorea di suo figlio. Il ragazzo, quindi, si allenerà segretamente con un’insegnante di danza locale di nome Mrs. Wilkinson (Julie Walters). Sarà proprio lei a spingerlo a provare l’audizione per un posto nella Royal Ballet School. Il giorno del provino arriverà, e con esso il film si caricherà di un’altissimo livello di suspance. Billy sfuggirà al confinamento della vita della classe operaia? Abbandonerà la sua famiglia? I sogni potranno diventare realtà?
Billy Elliot è interpretato da Jamie Bell, la cui convincente mescolanza di scontrosità e fascino innocente aiuta il film attraverso i suoi momenti più scarni e prevedibili. La prima metà della pellicola, infatti, sembra quasi riconoscere la propria ingenuità. Le scene scorrono rapidamente e gli attori vivono i loro ruoli come se indossassero abiti di seconda mano.
Ma, dopo un po’, i destini dei personaggi inizieranno a sembrare più reali e consequenziali. Al giovane Jamie Bell verrà data più opportunità di ballare. In una delle migliori sequenze del film, Billy prenderà a calci un muro di mattoni e una barricata di metallo che rappresentano i confini della sua infanzia. La macchina da presa catturerà entrambe le emozioni: il senso di prigionia in contrasto col furioso e temporaneo desiderio di libertà.

LA DANZA DI BILLY ELLIOT: «Sono elettricità!»
Esaminatrice: «Posso chiederti, Billy, che genere di sensazioni provi quando danzi?» Billy: «Non lo so… una bella sensazione… Sto lì, tutto rigido, ma dopo che ho iniziato, allora, dimentico qualunque cosa. E… è come se sparissi. Come se sparissi. Cioè, sento che tutto il corpo cambia, ed è come se dentro avessi un fuoco, come se… volassi. Sono un uccello. Sono elettricità. Sì, sono elettricità».
Questo brevissimo, ma intenso, scambio di battute tra Billy e la sua esaminatrice, incastonate nella meravigliosa scena dell’audizione, hanno suscitato – e continuano a farlo! – brividi nei danzatori di tutto il mondo: questo è esattamente quello che proviamo quando balliamo. Billy lo dice a tutto il mondo con semplici e potenti parole. Per quanto mi riguarda, basterebbe questa scena a far sì che la pellicola sia ricordata come un piccolo capolavoro del cinema contemporaneo. Perché la danza in Billy Elliot, più che rappresentata, è profondamente sentita.
Nel film la danza è espressione di desiderio e sintomo di frustrazione. La signora Wilkinson è descritta come “insoddisfatta”, ecco perché balla! C’è una bellissima sequenza in cui lei e Billy eseguono una routine di danza che lei stessa ha ideato per lui sulle note di “I Love to Boogie” di T Rex. Questa scena farà da preludio ad un altra famosissima, in cui Billy danzerà la sua rabbia in strada: una coreografia spontanea volta a narrare la frustrazione del ragazzo.

BILLY ELLIOT E IL RAPPORTO CON L’AUTORITÀ
Nel film esistono varie forme di autorità. Per Billy l’autorità è rappresentata dalla figura del padre con i conseguenti e tradizionali ruoli di genere che promuove. C’è l’autorità della signora Wilkinson, che è severa ma “nutriente e incoraggiante”. Suo fratello, invece, rappresenta un tipo di autorità più volatile e maschilista: in effetti, molto simile a quella del padre.
Tuttavia, queste relazioni non si riducono semplicemente a una questione di prevaricazione o di ribellione. La fine del film, infatti, suggerisce un compromesso. Billy non vince sul padre ma riesce semplicemente a convincerlo che la danza è un aspetto importante della sua identità. In tal senso, si può affermare che non ci sono veri antagonisti nel film. Ci sono, più che altro, “mentori-antagonisti”, riscontrabili nei personaggi che si frappongono sul cammino evolutivo del ragazzo, ma che alla fine danno forma e nutrono anche il protagonista stesso.
In Billy Elliot sono presenti anche le autorità sociali in senso più ampio. Troviamo l’“Associazione dei Minatori”, la polizia e il governo. Queste autorità sono meno focalizzate ma la loro presenza non è meno importante: guidano molti momenti di importante tensione nel film. Ad esempio, nelle sequenze in cui sia il padre che il fratello di Billy sono lacerati dal conflitto generato tra la loro lealtà allo sciopero sindacale e la necessità di guadagnare denaro per sostenere il ragazzo.

L’ARTE, IL GENERE E LA SESSUALITÀ
Billy è ridicolizzato da suo fratello e da suo padre, i quali lo accusano di essere omosessuale. Il padre di Billy gli ricorda di continuo che la boxe rappresenta una tradizione nella loro famiglia, da generazioni. Eppure, Billy, la rifiuta a favore di una nuova concezione della mascolinità, che si evince dalla sua espressione spesso seria e dalla sua fisicità aggraziata. L’arte e la sessualità sembrano essere in forte connessione durante tutto il film.
È altresì evidente che Billy non ha avuto un modello femminile per gran parte della sua vita, almeno fino a quando la signora Wilkinson assumerà per lui, in un certo senso, il ruolo di una madre adottiva. Quando Billy sarà nella camera da letto di Debbie (la figlia della Maestra), vivrà un momento di tensione sessuale con lei ma deciderà di andarsene. Billy si rifiuterà di compiere un atto sessuale con la ragazza, di fatto, rifiutandola. Anche qui, il regista di Billy Elliot, disegna un personaggio che non si allinea a ciò che le ragazze come Debbie si aspettano dai ragazzi della sua età.

IL POTENTE MESSAGGIO DI BILLY ELLIOT
Billy non è gay, vuole solo ballare! Nel 1984, e purtroppo ancor oggi, questo è un messaggio importante da sottolineare. È importante dire ai ragazzi che possono esplorare interessi “codificati” come femminili e, ancora, identificati come “etero”. Il presupposto di base qui è, ovviamente, che essere gay è un male. Il padre di Billy si preoccupa che le altre persone pensino che lui sia gay e che lo trattino male per questo. Spinge il ragazzo a dimostrare la sua eterosessualità, invece di combattere contro le persone che gli renderebbero la vita più difficile.
Vi sembra un padre antiquato? Osservate bene con quale frequenza i genitori di oggi, rivolgendosi a molti adolescenti che manifestano questo genere di interessi, usano ancora la frase “Non voglio che la tua vita sia dura!” Alla fine, la famiglia di Billy Elliot lo accetterà e combatterà per lui. Il padre e il fratello, anni dopo, si siederanno vicino a Michael (l’amico d’infanzia) e al suo ragazzo, aspettando che Billy entri in scena nel ruolo di protagonista nel Lago dei Cigni. Vedremo il padre rimanere letteralmente senza fiato mentre il figlio salterà fuori dalle quinte, suscitandogli orgoglio e, lasciatemelo dire, un certo timore reverenziale.

BILLY ELLIOT E I BALLERINI (maschi!)
Perdonatemi questa personalissima confessione. Billy Elliot è, forse, il film sulla danza che amo di più. Al contempo, non lo rivedo infinite volte come, per esempio, mi capita di fare con Due vite, una svolta. Perché? Semplicissimo. Quando lo vedo, ancor oggi che sono adulto, ci soffro e piango. Sì, le vecchie ferite sono guarite ma le cicatrici, a volte, bruciano ancora. È talmente forte l’immedesimazione col personaggio che, spesso, fatico nella visione.
Billy Elliot non solo sembra raccontare – in un certo senso – la mia vita ma, ne sono certo, narra quella di moltissimi ragazzi, oggi danzatori, cresciuti negli anni ‘80. Ragazzi che, come lui, hanno affrontato un durissimo percorso di crescita fatto di lotte, sofferenze, bullismo e rifiuti. E tutto per amore della danza. A quale prezzo? Ne è valsa la pena? La mia risposta è: sì.
Oggi mi guardo allo specchio e sono fiero dell’uomo che vedo riflesso. La vita di Billy Elliot è la vita vissuta da una moltitudine di adolescenti maschi che hanno combattuto contro tutto e tutti, a partire dalle proprie famiglie, per poter affermare con forza e determinazione il loro sacrosanto diritto ad essere se stessi. E quindi, se vi ho incuriosito almeno un po’, e vorrete conoscere un po’ della mia storia, allora, vi consiglio di leggere questo libro. Buona vita e buona danza a tutti voi!
